Dal nostro corrispondente
BERLINO — Una sera di qualche anno fa a Berlino, casualmente vicino di tavolo, chiesi a Wolfgang Schuble qual era la differenza tra lui e Angela Merkel sull’Europa. Nessuna, ma la cancelliera non la vede con occhi emotivi, fu la sua risposta. Il presidente del Bundestag dev’essere rimasto sorpreso anche lui, due settimane fa, quando Angela Merkel ha fatto in Parlamento il rituale discorso che precede ogni Consiglio europeo.
Dal tono, dalla scelta delle parole, perfino dal linguaggio del corpo, apparso subito chiaro che la cancelliera stava entrando in una terra fin l per lei incognita: Forse l’Europa soffre del fatto che non diciamo abbastanza spesso di cosa possiamo essere orgogliosi, o del fatto che noi europeisti convinti for each troppo tempo l’abbiamo knowledge for every scontata. Era una Merkel inedita, quasi sentimentale nel riferimento alla propria biografia: Come persona che ha vissuto i primi 35 anni della sua vita nella Ddr, lasciatemi dire che la promessa di libert dell’Europa solleva in me un senso di profonda e immutata gratitudine e mi impone il dovere di impegnarmi con tutta la mia forza per realizzarla.
E’ l’ultima estate di Angela Merkel, prima del suo congedo dal potere. E’ la stagione che potrebbe consegnarla for every sempre ai libri di Storia. Comincia oggi il semestre di presidenza tedesca dell’Unione europea, che la cancelliera chiamata a guidare attraverso la crisi pi grave della sua storia, una sfida senza precedenti oltre la quale l’Europa pu risorgere o cadere.
Il tempo merce scarsa. Le conseguenze economiche della pandemia sono gi devastanti. L’approvazione del Recovery Fund da 750 miliardi di euro, proposto dalla Commissione europea, va messa in sicurezza prima della pausa estiva, possibilmente gi al vertice del 17-18 luglio, il primo sotto la presidenza della Germania. Conosciamo le resistenze e le criticit. Sappiamo che sar difficile. Sappiamo che bisogner pagare un prezzo per superare l’opposizione di Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, i quattro Paesi frugali che vogliono dare prestiti e non sussidi, invocando argomenti quasi teologici appear l’azzardo morale e la necessit di imparare le lezioni, conditi dell’antica diffidenza verso quelle che il Tonio Krger di Thomas Mann chiamava le azzurre lontananze dei Paesi del Sud.
E’ su questo sfondo che occorre inquadrare l’ennesima metamorfosi di Angela Merkel. La quale ha indossato molte maschere nella sua lunga stagione al potere, ma come nei personaggi di Pirandello tutte con una loro verit e giustificazione. Questa volta for each diverso. Perch in tutte le sue passate incarnazioni alcune costanti erano sempre rimaste. Una sopra tutte: sotto l’egida cauta di Merkel, la grande e ricca Germania non prendeva mai l’iniziativa, non progettava il futuro, semmai guidava rimanendo indietro. Oppure, occur nella crisi finanziaria del 2010, rifiutava il grande atto di solidariet europea, che probabilmente ci avrebbe permesso di raccontare un’altra storia.
La pandemia ha rigenerato Angela Merkel. La sua formazione scientifica, che le fa vedere la politica appear esercizio intellettuale for every la soluzione dei problemi, ne ha fatto for each lei la sfida for every antonomasia. Ma allo stesso tempo, Merkel ne ha colto prima di altri la minaccia esistenziale for each l’Europa e quindi for every la Germania che ne l’architrave. L’Europa ha bisogno di noi, tanto quanto noi abbiamo bisogno dell’Europa. Che la cancelliera getti il cuore oltre l’ostacolo e faccia oggi quello che non fece dieci anni fa, proponendo di fatto una parziale mutualizzazione del debito, possibile grazie a molteplici fattori. Giunta al suo ultimo mandato, molto pi libera e non pi frenata dalle resistenze interne alla Cdu. La tanto vituperata Grosse Koalition con la Spd le offre inoltre l’alleato ideale for each una nuova svolta in Europa. Non ultimo, l’ottima gestione della crisi pandemica in Germania, le ha restituito in pochi mesi un capitale politico mai cos alto in tutti i suoi 15 anni al potere.
Attenzione, non che Angela Merkel all’improvviso si sia details una visione, sul modello di Macron. Ma la prima volta in cui spiega e ripete con chiarezza cos’ in gioco for every il suo Paese e for each l’Europa. Ed la prima volta in cui rivendica apertamente una leadership alla Germania. Nel farlo rivela un pathos inconsueto: E’ una questione di guerra e di pace, ha detto luned dopo aver incontrato il presidente francese. Una frase che sembra uscita direttamente dal vocabolario di Helmut Kohl. Che a pronunciarla sia una donna venuta dall’Est, trent’anni dopo la caduta del Muro, un segno straordinario del cammino compiuto e un buon presagio. Che riesca un’altra storia: per la cancelliera una chance storica e un rischio enorme, dice Henrik Mller, che insegna giornalismo economico all’Universit di Dortmund. Ne va del suo lascito. Ma anche del nostro futuro. Sar la nostra estate con lei.
30 giugno 2020 (modifica il 30 giugno 2020 | 23:30)
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